L’équipe dello Sportello Genitori: Dalila

Mi chiamo Dalila Rapuzzi, classe ’91. Le mie radici affondano nel terreno del profondissimo entroterra ligure. Sono cresciuta a Fontanigorda, un piccolissimo Comune in Alta Val Trebbia, nella casa che appartiene alla mia famiglia da generazioni e nella quale ancora vivono i miei genitori. Qui ho frequentato l’asilo, le scuole elementari e medie, finché la mancanza di un’offerta formativa superiore non mi ha costretta a spostarmi in città. Sono cresciuta immersa nei valori che rendono fertili le piccole comunità dell’Appennino: cooperazione, partecipazione attiva, lentezza, attaccamento alla terra e alla natura e un fortissimo senso di appartenenza. Ho sempre visto mio padre, da sempre titolare dell’attività di famiglia, una piccola bottega di generi alimentari nel centro del paese, spendere le proprie energie nella vita di comunità, attraverso la partecipazione alle istituzioni come consigliere comunale, membro della Pro Loco e volontario nella Pubblica Assistenza. Mia madre, che fa l’infermiera al Villa Scassi, è sempre corsa da una casa all’altra a far punture e medicazioni a chi ne avesse bisogno.

In terza media, nel tradizionalissimo tema la cui traccia chiede “Dove ti vedi tra quindici anni?”, scrissi che avrei voluto ritrovarmi lì, in un’aula di scuola. E così, dopo un percorso di studi che faceva presagire una formazione prettamente linguistica (liceo linguistico, poi due anni di Mediazione linguistica e culturale), il mio cuore mi ha trascinata alla Facoltà di Lettere e poi, nuovamente, a scuola… questa volta dall’altra parte della cattedra, anche se seduta non ci sto quasi mai! E da questa prospettiva, con gli occhi fissi sullo spettacolo dei miei ragazzi che crescono, mi commuovo, mi arrabbio, ma soprattutto mi sento viva, e mi godo l’altissimo privilegio di far coincidere una parte della mia identità con il mio lavoro. Sono (anche) una prof. 

L’incontro con Oasis

Il mio primo incontro con Oasis risale a circa dieci anni fa, quando, in cerca di un’attività di volontariato che arricchisse la mia vita di studentessa universitaria, mi sono imbattuta in un annuncio di ricerca volontari da inserire nel nido di Mascherona. I primi ad accogliermi in Oasis, quindi, sono stati i bimbi.

Come scrivevo prima, l’incontro con Oasis è stato piuttosto fortuito. Gli anni di volontariato nel nido sono stati bellissimi e davvero arricchenti, ma pensavo che prima o poi, per motivi legati alla logistica della vita da adulti, si sarebbero conclusi. Proprio quando, a malincuore, il mio servizio a Mascherona andava via via riducendosi a causa dei primi impegni lavorativi, la presenza e le attività dell’Associazione, anche grazie all’impegno di Marta, si sono integrate sempre di più, e in modo sempre più “visibile”, con la vita dell’asilo, e a me si sono le aperte le porte di una realtà a cui, onestamente, non avevo fatto fino ad allora troppo caso. Ho scoperto che in Oasis c’era ancora spazio per me, anche “oltre il nido”. E così sono rimasta.

I valori condivisi

Condivido molti valori con Oasis. La sua visione ampia: l’attenzione al processo di crescita del bambino attraverso la cura “estesa” a tutto ciò che fa parte del suo mondo. Oasis accudisce l’intera comunità di cui il bambino fa parte, le radici attraverso le quali il bambino trarrà sostegno e i valori che lo renderanno un adulto solidale, responsabile, capace a sua volta di prendersi cura di sé e degli altri.

La sua fortissima predisposizione all’accoglienza, all’ascolto, al supporto di tutti e tutte, anche quando la “sfida” diventa complicatissima per ragioni linguistiche, culturali, di provenienza o legate a difficoltà specifiche che a volte sembrano insormontabili; l’attenzione all’altro che rende Oasis una famiglia in cui anche da volontari ci si sente accolti e accompagnati.

Oasis non ha un approccio “assistenzialista”: non si limita a farsi carico dei bisogni immediati, ma offrire strumenti affinché i bambini, attraverso le famiglie e le comunità in seno alle quali crescono, possano diventare protagonisti del proprio futuro.

L’impegno nell’équipe dello Sportello Genitori

Sono entrata nell’équipe in maniera – dico la verità – semi-inconsapevole, perché volevo proseguire il mio impegno in Oasis e mi sembrava che il progetto messo a punto da Marta e Silvia potesse avere un futuro e, nello stesso tempo, potesse in qualche modo aver bisogno del mio apporto. Torno a dire la verità: non immaginavo quello che lo Sportello sarebbe diventato e solo ora mi rendo conto che per diventare ciò che siamo ci è voluta una visione nata da sguardi molteplici, che ha oltrepassato le aspettative individuali e si è trasformato in un progetto collettivo che “ha cambiato i processi” (come ama dire Gianluca, citando la frase di Carola Carazzone durante un incontro al nido Montebruno). Il desiderio di continuare a essere testimone di questo cambiamento, potendovi in minimissima parte contribuire, è ciò che mi tiene saldamente legata alla realtà dello Sportello.

Ciò che rende irresistibile lo Sportello Genitori è, prima di tutto, la capacità di allargare la rete delle relazioni all’infinito. Marta, Silvia, Cristina e, indirettamente, Gianluca hanno una storia personale che è strettamente intrecciata con quella di Oasis. Essendo arrivata in Oasis molto “in ritardo” rispetto a loro, ed essendomi persa moltissimi pezzi della storia dell’Associazione, ho sempre notato quanto il loro senso di appartenenza a questa realtà abbia fatto da collante solidissimo anche dei loro rapporti personali. Eppure, da questo nucleo originario è nata una squadra che, con entusiasmo e generosità, continua a rinnovarsi ed arricchirsi: avere un obiettivo comune, come un faro che illumina la strada, ha creato un terreno fertile per nuove preziosissime connessioni, coltivate con l’ascolto, l’empatia, la condivisione e una abbondantissima dose di ironia.

Ciò che a mio parere non dovrebbe mai cambiare in Oasis è senz’altro quello che costituisce il nucleo fondante della sua mission: l’approccio centrato sulla persona e il mettere al centro i bisogni, i desideri e le potenzialità di ogni individuo, bambino, adulto o volontario.

Mi piacerebbe che Oasis, che ha un’identità molto radicata nel territorio su cui è sorta e i cui due poli, nel genovese, sono costituiti da Albaro e il Centro Storico, potesse gettare nuove radici in altri contesti geografici. In questo so che lo Sportello, che sta esportando il suo modello guardando ad altre realtà, potrebbe fare da apripista per questo processo. Insomma, perché non aprire una nuova sede nel ponente di Genova?

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